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Практический курс итальянского языка. Продвинутый этап обучения - стр. 59

La stessa accumulazione di capitali prodotta dalla emigrazione, minaccia di riuscir vana per il Mezzogiorno, se lo Stato non smette di assorbire questi capitali e riversarli, per mezzo della cassa depositi e prestiti, nel Nord, per opere pubbliche о non urgenti, о addirittura inutili, о pagate con prezzi elettorali, о che, se sono richieste dalla maggiore civiltà dell'Italia settentrionale, non è giusto siano fatte con i capitali dell'Italia Meridionale…"

Il fenomeno dell'emigrazione è ancor oggi attuale in Italia e provoca lo spopolamento delle zone montane e l'abbandono delle zone agricole, soprattutto del Mezzogiorno. Esistono villaggi alpini e appenninici e paesi agricoli del Sud che sono abitati solo da vecchi e bambini. La parte più valida della popolazione emigra per trovare lavoro. Il problema ha la sua origine nella improduttività della terra e nella insufficienza di altre risorse economiche.

Nella seconda metà del secolo scorso l'emigrazione si è rivolta verso gli Stati europei ad economia più progredita. Notevole è quella stagionale verso la Svizzera per i lavori agricoli, edilizi, alberghieri, e verso la Francia per la bieticoltura. Il Belgio e la Germania richiamavano manodopera per l'attività mineraria e industriale.

L'emigrazione esterna è oggi a carattere prevalentemente temporaneo. Gli emigranti non abbandonano in modo definitivo il territorio nazionale ma, data la relativa brevità delle distanze, lasciano

le famiglie nel luogo d'origine e mantengono la cittadinanza italiana. La Direzione Generale dell'Emigrazione, dipendente del Ministero degli Affari Esteri, tutela i diritti dei lavoratori all'estero e li assiste per mezzo del Servizio per l'emigrazione.


46. Riassumere il testo in breve e poi per esteso.

Raffaele La Caprìa. Faida

47. Leggere e tradurre in russo il seguente testo:

Raffaele La Caprìa.Faida

Appostato dietro un muro secco, in piena campagna, aspettava che sul sentiero apparisse il suo nemico. Non sapeva nemmeno se lo avrebbe riconosciuto. Quando lui era partito per la Germania, cinque anni fa, il suo nemico era appena un bambino. Di lassù, da quella città del nord, il suo paese gli era parso un carcere, un inferno di miseria e di ignoranza, da cui non potesse nascere che il male che ogni generazione lasciava in eredità alla successiva.

Era stata una vita dura ma ora, dopo cinque anni, appena arrivato in visita dai suoi, gli avevano messo in mano un fucile a canne mozze. Lo aveva deciso la famiglia Seminara al completo.

L'anno scorso, dietro un altro muretto di campagna s'era appostato il giovane che adesso stava per passare, e aveva ammazzato uno dei suoi. E ancora prima uno dei Seminara nella piazza del paese aveva sparato a uno dei Mammoliti. E prima, ancora prima, era stato uno dei Mammoliti a usare il coltello. Quante volte la stessa situazione si era ripetuta. Cercò di ricostruire attraverso i racconti che gli erano arrivati tutti gli anelli di questa catena, man mano che risaliva in tempo, i fatti e la loro configurazione si confondevano, se ne perdevano i motivi e il senso. Dietro la nebbia delle cose accadute restavano solo i nomi dei morti, quelli di una parte e quelli dell'altra, una lunga fila. Nomi di parenti che ormai gli erano più estranei di qualsiasi estraneo, più estranei certo del giovane che sarebbe tra poco passato di là. Nomi dei parenti montani, visti in qualche sbiadita fotografia, zii nonni cognati fratelli cugini del clan

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