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Практический курс итальянского языка. Продвинутый этап обучения - стр. 58

3. I problemi connessi all'aumento demografico dovuto a correnti migratorie delle città industriali italiane.

4. L'Italia e l'immigrazione straniera.

5. Il fenomeno di emigrazione in generale visto nella prospettiva economica e sociale.

L'emigrazione italiana all'estero

45. Leggere e tradurre in russo il seguente testo:

L'emigrazione italiana all'estero

Le cause dell'emigrazione italiana mutano con il variare dei momenti storici, ma hanno le loro radici negli anni che seguirono la costituzione del Regno d'Italia. La crisi è stata determinata dall'incremento della popolazione, dal succedersi di annate sfavorevoli, dalla disoccupazione.

L'emigrazione, uno dei fenomeni più drammatici della storia italiana più recente, interessò specialmente l'Italia meridionale e insulare dove le condizioni economiche erano di grande arretratezza. Lo Stato fece ben poco per venire incontro alle masse contadine che abbandonavano la terra ed emigravano. I contadini veneti che abitavano «casoni» di fango e di paglia e quelli meridionali, emigravano oltre oceano senza alcuna protezione da parte delle pubbliche autorità. Irretiti da uomini senza scrupoli che promettevano loro guadagni sicuri nelle nuove terre, vendevano quanto possedevano per riuscire a pagarsi il viaggio.

Negli ultimi anni del ' 800 e fino alla prima guerra mondiale il flusso migratorio si diresse soprattutto verso l'America; risolse, almeno in parte, il problema della sovrappopolazione, ma causò la perdita di numeroso capitale umano.

Il numero degli emigranti che nel 1876 si aggirava sui centomila uomini, nel 1901 aumentò a mezzo milione e nel 1913 raggiunse la cifra ottocentosettantaduemila (un italiano su quaranta). Dal 1876 al 1923 partirono dalla Calabria circa 1.000.000 (un milione) di emigranti.

L'emigrazione, anche se ebbe aspetti dolorosi, contribuì a migliorare l'economia italiana con le rimesse degli emigranti (l'afflusso delle rimesse in moneta straniera rappresentava per lo Stato italiano una ricchezza che veniva dal di fuori).

Gaetano Salvemini (1873–1957), scrittore e politico, caratterizzava così il fenomeno dell'emigrazione italiana di una volta:

"Delle molteplici malattie, che affliggono la società meridionale – disboscamento, malaria, mancanza di capitali, ignoranza e immoralità della classe dominante, analfabetismo della classe lavoratrice, concorsoattivo e sistematico dei funzionari dello Stato alla corruzione della classe dominante e alla oppressione della classe dominata – l'emigrazione è un effetto, non il rimedio: è il mezzo che hanno trovato i contadini meridionali per sottrarsi al male, non è la fine del male.

Senza dubbio l'emigrazione corregge alcuni di quei malanni, dal cui intreccio nasce la cosiddetta questione meridionale: spinge, per esempio, i contadini verso la scuola; li sveltisce intellettualmente al contatto di civiltà superiori; produce nel Mezzogiorno un'accumulazione notevole di capitali. Ma non rimboschisce i terreni rovinati, non elimina la malaria; non corregge i nostri soffocanti sistemi tributari e doganali; non rende migliori le classi dirigenti, che anzi le immiserisce e ne intensifica il pervertimento. E d'altra parte è accompagnata da qualche fenomeno tutt'altro che benefico, come il rallentarsi dei vincoli familiari.

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